Ripartono i talk politici: Ballarò e Piazzpulita, due mezze delusioni

Questa che si è appena conclusa è stata la prima settimana della stagione televisiva 2011/12. Una stagione che da una parte di annuncia con qualche importante novità, e dall’altra altrettanto ricca di conferme.

Tra le conferme ci sono molti talk show che sembrano farla da padrone nel palinsesto televisivo: altro che calcio, ogni giorno è santificato al suo approfondimento politico: dal lunedì di Gad Lerner al venerdì dell’Ultima Parola.

In questa prima settimana, però, i due talk sotto nostra osservazione sono stati Ballarò e PiazzaPulita.

La Trasmissione di Floris, che ha conseguito un vero e proprio boom di ascolti (4,7 milioni di spettatori per uno share del 19.2%) , aveva come ospiti i due segretari politici dei più importanti partiti italiani: Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano.

Come ho avuto modo di scrivere la scorsa stagione non si può annoverare la trasmissione di Rai Tre tra le più movimentate del panorama televisivo. Nonostante gli alti ascolti della prima puntata, non si può non imputare a Floris una scarsa propensione al cambiamento. Anzi, lo stesso conduttore si è vantato, nella conferenza stampa di presentazione della trasmissione, che è identica sin dal suo inizio. Ecco, un’affermazione da far cascare un po’ le braccia. Comunque, le critiche non sono state positive. (qui Stefania Carini su Europa).

Già un talk show che si dice orgoglioso di non essere mutato negli ultimi due lustri andrebbe bocciato toucourt. Se a questo aggiungiamo il fatto che intorno, soprattutto dal punto di vista della comunicazione, è accaduto di tutto, l’errore si fa macroscopico. Tanto per farci due risate sappiate che verso le 22.30 Floris è arrivato gongolante per leggere una email in trasmissione. Incredibile, nel settembre del 2011 l’email ha fatto il suo ingresso nello studio di Ballarò. A tale riguardo vi segnalo che, con colpevole ritardo, il sito di Ballarò si è evoluto. Ora ha anche un blog (!) . Basta vedere lo scarno numero dei commenti per capire che non si è trattato di un successo. La cosa che fa pensare, tuttavia, è che Ballarò rimane una delle trasmissioni più commentate in assoluto dal famoso “popolo della rete”. Si, insomma, su Twitter Balalrò la fa da padrone. Pochi minuti dopo l’inizio della trasmissione ospiti e nome del programma si inseriscono stabilmente in testa alla classifica dei TOP TREND della piattaforma di microblogging. E ciò avviene in modo stabile: anche alcuni giorni dopo la fine della puntata, Ballarò era presente nella lista dei T.T.

Un discorso a parte merita Piazzapulita. Era un programma molto atteso: sia perché erede di “Annozero”, visto che in conduzione c’è il “santoriano” Formigli, sia perché si tratta in effetti della trasmissione che succede a EXIT, di Ilaria D’Amico. Si tratta della prima puntata, e quindi è giusto dare un po’ di tempo a tutto lo staff per rodarsi. Ma un qualcosa si può dire: sembra che l’idea portante della trasmissione sia il collocamento nel palinsesto: il giovedì. Il tentativo, neanche tanto velato, è cercare di intercettare una parte del pubblico di Santoro in libera uscita. Operazione riuscita: dati d’ascolto eccellenti per LA7; quasi un milione e mezzo di telespettatori e il 7,48% di Share.

Anche se rimandiamo il giudizio definitivo su Piazzapulita, vogliamo però annotare una cosa. Exit era senza dubbio, magari insieme a CurrentTv, la trasmissione più social della nostra televisione. Sullo schermo era normale vedere scorrere alcuni dei tweet dei telespettatori. Con Piazzapulita, che comunque ha una pagina facebook e un profilo twitter (ed uno su Gomiso), questo non accade più. Da un gruppo di autori e da una redazione che si definisce giovane, sarebbe lecito attendersi qualcosa di più sotto questo punto di vista. Un’occasione persa.

Il secondo schermo

E’ una pratica sempre più diffusa. Non solo negli Stati Uniti, ma anche nel nostro paese, ormai. Stiamo parlando del vedere la televisione interagendo anche con altri supporti tecnologici: Laptop, smartphone, pc.

Lo chiamano secondo schermo, secondo rispetto a quello “classico” della televisione. Solo che questo “schermo secondario” sta cambiando il modo di guardare la televisione. E mentre il sistema americano, storicamente più reattivo, si adegua velocemente, in Italia si fa molta, molta più fatica ad adeguarsi ai cambiamenti.

Secondo molti studi la visione della televisione è “disturbata” dalla presenza di questi altri device cosa che, di fatto, rende quasi inutili i famosi spot televisivi. I telespettatori, infatti, posizionano la loro attenzione sugli altri device nel momento stesso in cui parte lo spot. E questo, già ora negli Usa, ma presto anche da noi, porterà a riconsiderare sia i budget pubblicitari, che saranno rimodulati a favore del web, sia sul concetto stesso di pubblicità televisiva e all’uso massiccio di questo tipo di campagne.

Proprio per cercare di recuperare una parte dell’audience distratta HBO ha datoMe vita a Connectun applicazione di Social TV che ha l’obbiettivo di creare un’esperienza Social intorno agli show più importanti del canale via cavo.

HBO cerca, sostanzialmente, di creare valore aggiunto alla visione dei suoi programmi, in diretta e in replica, cercando di non regalare la conversazione sui propri contenuti completamente a terzi (facebook, twitter)

In Italia i nostri broadcaster sono assolutamente in ritardo, forse anche per il ritardo degli investitori pubblicitari. Da segnalare, tra tutti, il “cosmico” ritardo di Mediaset, che vede nel web il suo nemico numero uno. Mediaset ha una presenza scarna sui social network, e non sembra voler mettere in piedi nessuna strategia per creare valore aggiunto ai suoi programmi. L’unico esperimento di questo tipo Human Take Control, contrassegnato da una forte presenza web, è andato in malora dopo pochi giorni per i catastrofici risultati del serale.

Qualcosa in più, sicuramente, sta facendo la Rai. Sia con la recente APP Rai Community, sia con una presenza web costante e partecipata.

Storicamente moderno anche l’approccio di La7, che vedeva in EXIT la sua punta più avanzata, e che ora è chiamata ad un nuovo sforzo in vista sia dell’arrivo di una “stella” come Saviano, sia per il “sussuratto” arrivo di Michele Santoro. Forse, l’unico conduttore, l’unico personaggio televisivo, in grado di creare un “network” nuovo all’interno della comunicazione integrata tra WEB e TV nel nostro paese.

Social Tv e Ballarò: nuovo boom di tweet. E’ un modo diverso di vedere la tv

Anche ieri sera, come era prevedibile dopo i risultati elettorali sorprendenti delle amministrative, Ballarò è stato accompagnato dal solito diluvio di tweet.

Già pochi minuti dopo l’inizio la trasmissione di Floris era nella classifica delle tendenze della conversazione sul servizio di microblogging (ottimi anche gli ascolti). E, piano piano nella classifica sono entrati anche gli ospiti, soprattutto quelli di destra: il presidente dei deputati del PdL Cicchitto e il governatore del Piemonte Cota.

Sotto questo punto di vista vanno fatte subito due osservazioni.

1) La prima è che, come direbbe Silvio Berlusconi, “Twitter è in mano alla sinistra“. Ovvero quasi la totalità dei tweet è “contro” gli ospiti di centro destra e schierato con il centrosinistra

2) Questo dato, oggettivo, potrebbe confermare l’opinione per cui i talk show politici non spostano voti, ma più che altro rafforzano le idee che il telespettatore ha già. Insomma, chi vede Ballarò è di sinistra, e cerca conferme alla sua idee.

3) Ormai possiamo parlare di vera e propria “experience” per quanto riguarda la social Tv. Infatti, più di un utente scrive di “non aver potuto vedere la trasmissione” e che l’avrebbe rivista il giorno dopo su Internet, per  rileggersi poi tutti i tweet. Parlano apertamente di “rivivere l’experience”

4) Si sta creando una comunità Al termine della trasmissione in molti salutano gli altri utenti. “Buonanotte” in molti tweet di fine serata. E qualcuno incita a proseguire la visione collettiva: “Facciamo zapping: tutti su Parlaconme”

5) In tutto questo i broadcaster, per ora, si stanno facendo completamente tagliare fuori. In Italia, ovviamente. Perché negli stati uniti, per esempio, parte della conversazione online sui programmi televisivi è mediata da alcune applicazioni che impareremo a conoscere, come Miso o GetGlue. Questi servizi permettono, un po’ secondo quello che è lo stile di Foursquare, di fare una sorta di Check-in per segnalare la propria presenza davanti ad un determinato programma. Ebbene negli usa, secondo quanto riportato dal corporate blog di GetGlue ( e rilanciato in Italia da Next-tv), durante la prima serata il 20% dei tweet dedicati alla tv, sono generati tramite GetGlue. Questo ha determinato, ovviamente, una grande crescita del servizio medisimo, che può avvalersi di una montagna di dati che riguardano gli utenti che effettuano il chek-in. Ovviamente tutto ciò ha un valore commerciale non indifferente. E non è un caso se tra i partner commerciali di GetGlue ci sono proprio due broadcaster generalisti e molti canali pay statunitensi.

Social tv: il predominio di Twitter

Non c’è dubbio alcuno. Se c’è un campo nel quale Twitter si sta prendendo la sua rivincita su Facebook è sicuramente quello della social tv.

Questo riguarda in special modo due aspetti specifici: gli avvenimenti in diretta, e i talk show politici.

Infatti, non appena parte un programma come Ballarò o Annozero, vediamo come a poco a poco i nomi degli ospiti inizino a scalare i “trend” italiani del sito di microblogging.
Difficilmente succederebbe altrettanto per un film su Canale5 o su Italia 1.

Giovedì questo fenomeno è stato abbastanza evidente. Non appena è iniziata la puntata della trasmissione di Santoro il nome della Santanché, ospite della trasmissione del giovedì di Rai Due, ha rapidamente scalato la classifica dei Trend italiani, fermandosi solo davanti al “fenomeno” #morattiquotes.

Certamente poco benevoli i commenti dedicato all’ex candidata di palazzo Chigi de “La Destra” di Storace. Un numero enorme di Tweet per la Santanché, tweet che sono durati per giorni a causa della clamorosa gaffe del sottosegretario che ha scambiato la bandiera di Freedom Flottilla con quella di Hamas. (qui il diluvio di tweet per la Santanché (alcuni irripetibili, altri carini “la Santanchè ha partecipato al provino per il sequel del “Esorcista”, ma ha terrorizzato il regista“)

Ma a diventar trending non è stata solo la Santanché ma anche Celentano e Casini.

Tweet, Retweet, risposte incrociate, tutto il mondo di Twitter è stato invaso dalla diretta della trasmissione di Rai Due rendendo ancora una volta collettiva e interattiva una azione, quella di guardare la televisione, che fino a poco tempo fa era ritenuta “passiva” e “unidirezionale” da tutto il mondo della comunicazione.

La Social tv ha il merito di aver ribaltato questa condizione. Ora tocca ai broadcaster capire come sfruttare questo cambiamento.

Dal gruppo d’ascolto alla Social tv Nuove frontiere del tubo catodico

Una volta si chiamavano gruppi di ascolto. Oggi, nel 2011, si chiama Social Tv. Esatto, perché dietro questa locuzione che ad alcuni può apparire un po’ oscura, non si nasconde altro che il rito decennale di commentare quello che accade nel piccolo schermo, ma in salsa “web 2.0”.

Di gran moda già da qualche tempo negli Stati Uniti, questa pratica sta muovendo i primi passi anche in Italia. Basta connettersi con Facebook o Twitter durante Annozero, Ballarò o una partita di calcio decisiva per lo scudetto, per veder scorrere sotto i propri occhi numerosi commenti su quello che gli utenti stanno vedendo: con tanto di status, replies e retweet.

Il fenomeno si è reso evidente soprattutto con l’ultimo Festival di Sanremo. Da sempre emblema della cultura nazionalpopolare e trasmissione perfetta per la visione di gruppo, il festival della musica italiana lo scorso febbraio ha dato luogo ha una miriade di commenti, post e tweet, portando gli ”hashtag” (o tag di Twitter) di riferimento della kermesse sanremese ai vertici della classifica italiana.

Soprattutto tra i più giovani è un fenomeno in crescita. Il Notebook sulle ginocchia o lo smartphone in mano, accompagnano sempre più la visione di quello che una volta era conosciuto come il focolare domestico.

Ma non è solo un gioco o un divertimento. Anzi. Già esistono delle App per la “Social Tv”. Miso e GetGlue su tutte. Un po’ come accade per i programmi di geo-localizzazione come Foursquare, questi strumenti permettono ai telespettatori di fare il “chek-in” sui loro programmi tv preferiti e commentare in tempo reale la trasmissione che stanno vedendo, condividendo questa operazione con propri amici su Facebook o con i follower su Twitter.

Secondo uno studio di Deloitte i tweet riguardanti l’universo televisivo sarebbero nell’ordine del milione. E infatti, a riprova dell’importanza del fenomeno, sono già nati i primi strumenti di misurazione della “social TV”. Trendtt, per esempio, stila delle vere e proprie classifiche di popolarità di fiction, talk e show televisive aggregando  i chek in di Miso e GetGlue, i tweet e i post pubblici di Facebook. Non solo, ora si è in grado di calcolare anche quali sono i personaggi che “tirano di più” o che più fanno discutere valutando anche il “sentimento” positivo o negativo che lo show ingenera nei navigatori. Secondo alcuni si va delineando l’embrione di un nuovo Auditel, più complesso, ma più vicino anche all’antico e mai dimenticato “indice di gradimento”.

Negli States, comunque, sulla social tv puntano, anche economicamente. Google ha acquisito Fflick per la somma di 10 milioni di dollari; si tratta di uno strumento che servirà al colosso di Mountain View per convertire le abitudini web dei navigatori in preferenze televisive. Per esempio se avete condiviso un video di un determinato film, o siete iscritti alla pagina fan di una serie, potreste essere interessati a vedere quel film o quella serie sulla tv di Google.

Secondo Ynon Kreiz, Ceo di Endemol, la Social Tv sarà qualcosa di grandioso, in grado di ridefinire i parametri dell’attuale mondo broadcaster: chi riuscirà a spingere l’audience ad interagire, condividere e parlare di Tv sarà lo “Steve Jobs” della nuova generazione.  Parliamoci chiaro: esiste un modo più efficace per studiare l’audience di un programma tv a fine pubblicitari? Quali vantaggi avranno i broadcaster rispetto alla finissima targettizzazione dei telespettatori che permettono i social network ad iniziare da Facebook?

Anche la possibilità di fidelizzazione è enorme: premi, virtuali e meno, per i fans più costanti, chat con i protagonisti degli show, possibilità di gestire le community: una comunicazione a 360 gradi, ma bidirezionale che permetterà un coinvolgimento eccezionale degli utenti, che fino a ieri erano costretti sul divano a subire, senza reagire, lo stimolo catodico.

Infine, la social Tv si sta evolvendo anche in format Tv. Dopo le rivoluzioni del sud del Mediterraneo, rese possibili proprio da Internet e dai social media, Al Jazeera English ha deciso di lanciare un nuovo programma basato sul contributo degli utenti. Il nome dello show è “The Stream”: l’obiettivo è raccontare le storie anche e soprattutto grazie ai tweet, ai post e ai video segnalati dai telespettatori attraverso i social network. Il programma, partito in beta solo sul web, dal 2 maggio è trasmesso anche sul canale satellitare.

Qualcosa si muove anche in Italia: Current, la televisione di Al Gore, in Italia trasmessa sul bouquet di Sky, sta cercando di aggiungere un “livello social” ai suoi programmi. Infatti, durante Il Tritacarne, il nuovo programma condotto da Giuseppe Cruciani,  una grafica studiata appositamente invita i telespettatori a commentare il programma, suggerendo l’hashtag con cui twittare.